Eels – The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett

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Sediamoci attorno ad un fuoco e ascoltiamo questo ennesimo scorcio di vissuto di Mark Oliver Everett: “The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett”, il nuovo album degli Eels. E’ questo che meglio sa fare: esorcizzare i suoi demoni tramite la musica, e di demoni ne ha molti. Il collegamento che si instaura l’artista e gli ascoltatori è questo: non è stato facile scrivere i testi, perciò non lo sarà ascoltarli. Non è musica di intrattenimento ma musica di catarsi, secondo il principio base dell’arte come spurgo di negatività, come mezzo resiliente per affrontare le disgrazie di una vita che sa più prendere che dare.

Sin dalle prime note di “The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett” si erge il contrasto tra crudezza dei testi e soavità musicale. Le note di tutte le canzoni sono quelle che ci si aspetta da un album degli Eels, minimali e accoglienti, l’atmosfera di riflessività e distacco dal mondo. Ma Mark ci tiene a far presente come le scelte sbagliate si pagano, che la vita è un sequenza di disgrazie gratuite e autoinflitte, che non esiste felicità assoluta, ma solo relativa. Le sue vicende familiari costellate di perdite, malattie mentali e disagi hanno influenzato tutta la sua produzione e di conseguenza quella degli Eels. I fan di lunga data sanno cosa aspettarsi, mentre gli ascoltatori nuovi potrebbero cadere nel fraintendimento di note che lasciano presagire un easylistening, per poi trovarsi invece di fronte alle peggiori paure e insicurezze umanamente condivise. E’ di certo un album piacevole all’ascolto, ma impegnativo alla riflessione. Lui stesso dichiara che se si sente a suo agio vuol dire che non è andato troppo in profondità, e allora non va bene, non funziona.
All’interno della produzione degli Eels non si posiziona certo nei punti più alti, ma nemmeno tra le cose cestinabili. Diciamo che è il classico reminder dei momenti più belli, una buona occasione per apprezzare la band, per poi rispolverare vecchi episodi di caratura maggiore (come “Blinkin Lights”).

Gli Eels che ti aspetti, piacevoli all’ascolto ma con i testi crudi e intimisti di Mark Oliver Everett.

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