Now, Diabolical – K.I.N.G. – The Pentagram Burns – A New Enemy – The Rite Of Our Cross – That Darkness Shall Be Eternal – Delirium – To The Mountains
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C’è una similitudine tra i percorsi artistici di due giganti del black metal come Darkthrone e Satyricon, tutti e due con un disco appena pubblicato all’attivo: infatti entrambi hanno deciso di abbandonare definitivamente lo stile che li aveva resi famosi e storicamente fondamentali, negli anni Novanta. Al contrario, si sono buttati alla riscoperta delle radici del metallo nero, seppure con i dovuti distinguo: i Darkthrone si sono dati anima e corpo al black’n’roll più sporco e marcio possibile, suonando roba che potrebbe essere stata composta in una jam ad alto tasso alcolico tra Celtic Frost e Motorhead (cfr. l’ultimo “The Cult Is Alive”). I Satyricon, invece, hanno optato per un sentiero più tortuoso e meno lineare: dalla paranoia industriale e apocalittica di “Rebel Extravaganza”, disco pregno di atmosfere futuribili e ultimo loro capolavoro, sono approdati ad un album di transizione quale “Volcano”, una sorta di ibrido tra il cyber – black del predecessore e inedite influenze di matrice punk. Con questo nuovo “Now, Diabolical” la metamorfosi è giunta al suo stadio più avanzato: smessi definitivamente i panni dei “blacksters”, ora Satyr e Frost si dilettano nel suonare un thrash metal cadenzato e molto oscuro, ricco di inflessioni punkeggianti e decisamente snello nella forma, il cui punto di forza risiede nell’incisività dei ritornelli dei singoli brani. Pezzi come la title track o la successiva “K.I.N.G.” si stampano subito in testa, sono esempi di “rock song” in senso lato, ovvero grande asciuttezza compositiva, niente fronzoli e pochi riff che colpiscono duro. Tutto il platter si sviluppa seguendo questa filosofia, thrash ricco di groove che non dimentica la lezione dei Celtic Frost più morbosi (“To The Mountains” potrebbe essere un outtake di “Into The Pandemonium”). Rispetto a “Volcano” i Nostri hanno pensato bene di essere più concisi e meno prolissi, tralasciando tutti i barocchismi che finivano con l’appesantire il succitato: non a caso le canzoni di “Now, Diabolical” che funzionano maggiormente sono proprio quelle più dirette e “in your face”, mentre l’arzigogolata “The Rite Of Our Cross” e la già menzionata “To The Mountains” soffrono di un’eccessiva dispersività, proprio il difetto che maggiormente aveva nuociuto a “Volcano”. “Now, Diabolical” è quindi un album che fa ben sperare per il futuro, poiché rappresenta sicuramente un passo avanti rispetto al passato prossimo della band: ma è anche la conferma che, dopo quattro capolavori assoluti donatici dai Norvegesi nel corso del decennio appena trascorso, i Satyricon sono irrimediabilmente tornati in questa dimensione terrena: capaci di scrivere dischi più che buoni, ma nulla più.
S.M.