Under Pregnant Skies She Comes Alive Like Miss Leviathan – Dirge Inferno – Tonight In Flames – Libertina Grimm – The Byronic Man – I Am The Thorn – Cemetary And Sundown – Lovesick For Mina – The Foetus Of A New Day Kicking – Rise Of The Pentagram – Under Huntress Moon – Temptation
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Seguendo quello che pare essere il trend attuale di molte band, pure Dani Filth e i suoi compagni hanno scelto la strada del ‘semplice è bello’. Il nuovo album dei Cradle Of Filth snellisce ancora di più il sound (seguendo il percorso del precedente Nymphetamine) abbandonando praticamente tutte le orchestrazioni, la voce da opera della corista cicciona, le atmosfere gotiche e vampiriche (che non so cosa siano ma c’è sempre scritto in internet). La stessa intro, visto il nome, sembra essere autoironia da parte della band inglese verso quell’essere sopra le righe che fino a qualche tempo fa era il loro pane. Quindi a partire da ‘Dirge Inferno’ ci troviamo dei Cradle molto più diretti, più heavy metal (si sente qui più che mai l’influenza degli Iron Maiden), quasi catchy nei cori pur rimanendo una band estrema. Tralasciando i testi-poemi, tutte le parti atmosferiche e sinfoniche che in qualche modo tenevano legata la band al black metal sono quasi scomparse, lasciando il posto ad un’attitudine che li avvicina molto di più al death (visto anche il lavoro di Adrian Erlandsson alla batteria).
La voce di Dani poi utilizza effetti e variazioni molto meno intricate che in passato…speriamo che almeno adesso dal vivo non sembri un completo cretino e riesca a cantare i pezzi nuovi decentemente. Tornando al disco, a partire da ‘The Byronic Man’ (ospite il cantante degli HIM) le canzoni iniziano ad essere più articolate, raggiungendo però un crescendo di noia affogata nella prolissità della strumentale ‘Rise Of The Pentagram’. Salvabile del lotto solo ‘I Am The Thorn’, forse il migliore pezzo dell’album, grazie ad una buona costruzione e buone idee come voce effettata del ritornello. Decente anche ‘Under Huntress Moon’, la canzone più sinfonica e più vicina alle vecchie produzioni, con diverse citazioni al passato della band. Chiude la baracca la cover di ‘Temptation’, classico degli anni ’80 degli Heaven 17. Dato che è stato scelto come singolo e video la canzone acquista valore simbolico di gran lunga superiore alla semplice ‘cover per scherzare’: l’idea è buona, pur non essendo assolutamente in linea col resto dell’album, la realizzazione un po’ meno anche se salva il tutto la partecipazione della cantante (Dirty) Harry. Una scelta fatta solo per apparire, insomma.
Già, l’esposizione mediatica che la band ha sempre voluto ad ogni costo: se prima facevano di tutto per apparire come la mecca dei vampiri con le loro magliette piene di gnocche insanguinate, ora sembrano atteggiarsi a tutti i costi come una band di ‘fottuto heavy metal’ manco fossero gli Slayer, tutti truccati dark perché è solo la loro maschera da palcoscenico, manco fossero i Kiss. Quasi sicuramente una delusione per i vecchi fan, magari fonte di soddisfazione per le nuove leve che vogliono roba ‘cattiva’ senza troppi orpelli gay.
M.B.