[Post – Black Metal] Anaal Nathrakh – Eschaton (2006)


Bellum Omnium Contra Omnes – Between Shit And Piss We Are Born – Timewave Zero – The Destroying Angel – Waiting For The Barbarians – The Yellow King – When The Lion Devours Both Dragon And Child – The Necrogeddon – Regression To The Mean
www.myspace.com/anaalnathrakh
www.season-of-mist.com
Irrumator e V.I.T.R.I.O.L. fanno di nuovo centro: il terzo full – length del duo Britannico propone la consueta miscela disturbante di black metal impazzito, schegge grindcore, passaggi death – thrash dissonanti, unificando il tutto tramite un uso accorto dell’elettronica (meno presente che in passato, a onor del vero) e dell’alienazione industriale. Oltre “The Codex Necro”, oltre “Domine Non Es Dignus”, gli Anaal Nathrakh dimostrano che il loro post black visionario e apocalittico è pronto a confrontarsi con qualsiasi fonte d’ispirazione gli necessiti per risultare sempre vivo e vitale: così in “Eschaton”, oltre alle già note influenze sopraddette, possiamo ascoltare brani nei quali cori epici (!) vengono sfregiati da esplosioni di violenza parossistica (“Between Shit And Piss We Are Born”), altri in cui una sorta di power (!!) imbevuto di velocità ossessiva si ibrida con riff di classico stampo black metal norvegese (“When The Lion Devours Both Dragon And Child”). Una produzione mai così cristallina e tonante, la presenza di ospiti di prestigio (Shane Embury dei Napalm Death e Attila Csihar come guest vocalist nell’ultima traccia), certa sensibilità quasi “progressiva” in grado di unire Emperor e Napalm Death, Mayhem e Strapping Young Lad (anche grazie all’uso delle clean vocals), Aborym e Godflesh (se non ci credete sentitevi “Regression To The Mean”), fanno di “Eschaton” una delle uscite indispensabili dell’anno in corso, in ambito black e non solo. Probabilmente gli Anaal Nathrakh sono l’unico gruppo che, nel nuovo Millennio, ha portato avanti con coerenza, spiccata personalità e risultati sempre eccellenti il discorso intrapreso dai Satyricon con “Rebel Extravaganza” (e poi da loro subito abbandonato): pura paranoia postindustriale trasposta in musica. A mio avviso, insieme ai Rumeni Negura Bunget (avrò modo di parlare anche di loro), questi Inglesi sono il gruppo più innovativo che il black e le sue ramificazioni abbiano prodotto negli ultimi cinque anni.
S.M.

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