Crossroads – There Is A Way – Lost – Mother Earth – Waiting Tomorrow – Come Together – Just One Day – What??? – Coldness – Rusty Nail – Out Of Control – Wolves N’ Lambs – Smoke And Dreams – Piece Of Time
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La personalità non ha mai fatto difetto al gruppo italiano, uno dei nomi più importanti della nostra scena da diversi anni a questa parte. I Labyrinth di Roberto Tiranti tornano sul mercato con il nuovo album, due anni dopo il valido “Freeman”.
Il discorso continua appunto dove finiva il precedente studio record, i Nostri non hanno mai avuto paura a cambiare, la svolta verso il progressive rock che dal disco omonimo del 2003 ha contaminato il power marchio di fabbrica dei Toscani, raggiunge in “6 Days To Nowhere” probabilmente un punto d’arrivo. Gli assalti speed sono quasi dimenticati, eccezion fatta per “Lost” e “Wolves N’ Lambs” (in cui si viaggia addirittura a blast beats), mentre i momenti hard e prog rock diventano predominanti.
I primi due brani brillano di luce propria grazie a due refrain eccellenti e al coinvolgimento che sono in grado di fornire all’ascoltatore. “Mother Earth” è un buon manifesto dei nuovi Labyrinth; la cover di “Come Together” è purtroppo spompata, bella invece la riproposizione del classico recuperato “Piece Of Time” a fine cd. Il difetto imputabile al disco è l’eccessiva omogeneità che emerge tra i tanti mid-tempos presenti nei 70 (!) minuti di musica, specialmente nella seconda metà dell’album. La band è comunque quadrata, le melodie sono curate e pregevoli, Tiranti (anche al basso, oltre che al microfono!) fornisce la solita ottima prestazione dietro il microfono.
Nel complesso un lavoro sufficiente e piacevole ma inferiore al precedente, limitato da qualche brano di troppo inserito in tracklist e dalle poche variazioni sul tema presenti nella stessa.
I.P.