[Stoner Metal] Black Label Society – Shot To Hell (2006)

Concrete Jungle – Black Mass Reverends – Blacked Out World – The Last Goodbye – Give Yourself To Me – Nothing’s The Same – Hell Is High – New Religion – Sick Of It All – Faith Is Blind – Blood Is Thicker Than Water – Devil’s Dime – Lead Me To Your Door

http://www.blacklabelsociety.net
http://www.zakkwylde.com
http://www.roadrunnerrecords.it

Questo è pazzo. Chi altri lavora al ritmo impressionante di Zakk Wylde? Ormai ci sta abituando ad un album ogni anno dei suoi BLS, davvero un ritmo assurdo. I detrattori fanno notare che un periodo di pausa permetterebbe al chitarrista barbuto di organizzare meglio le idee e di poter tornare con musica più fresca ed ispirata. In effetti, andando avanti così, forse Zakk non raccoglierà mai abbastanza energie ed ispirazione per creare un vero e proprio masterpiece; però, finché la qualità rimane estremamente elevata e il nostro guitar hero riesce ogni volta a far crescere e maturare la propria proposta musicale, direi che è meglio non lamentarsi. Visti i lavori al nuovo album di Ozzy Osbourne alle porte, tra l’altro, potremmo non sentire i BLS per un po’ tempo. Con 13 canzoni in 44 minuti di durata, il nuovo Shot To Hell si presenta come il lavoro più diretto e facilmente assimilabile della band americana. Stilisticamente le canzoni si posso dividere in due gruppi: pezzi in stile heavy (tamarro) sulla falsariga del precedente Mafia (2005) e una serie di ballate che sembrano uscite dall’esperimento semiacustico Hangover Music Vol.VI (2004) e dal vecchio album solista Book Of Shadows (1996). I pezzi heavy sono, in puro stile BLS, pieni di groove e spinti dai ben noti riff ‘strozzati’ di Zakk e dalla sua voce potente. Continuando con lo stile del precedente album, si spinge sempre di più sulla melodia e sulla maturazione di Wylde come cantante che, per sua stessa ammissione, riesce finalmente a cantare e non urlare solamente come agli esordi (cosa per cui qualcuno però potrebbe provare nostalgia). Lentamente l’influenza dei Black Sabbath, dei Pantera e dello stoner si fa meno evidente che in passato, per favorire sempre di più il lato southern dell’animo di Zakk. I pezzi sono buoni, anche se a volte si va quasi sull’autoplagio: basta sentire l’inizio dell’album affidato a  ‘Concrete Jungle’ e ‘Black Mass Reverends’, davvero troppo Mafia, e ‘Faith Is Blind’ (uguale a ‘Battering Ram’ di 1919*Eternal). Le ballate sono forse migliori: in particolare ‘Nothing’s The Same’, ‘Sick Of It All’ e la finale ‘Lead Me To Your Door’, segnate da quello che è ormai lo stile inconfondibile della ‘ballata alla BLS’ e questa volta sorrette da una produzione ben più corposa. Proprio la produzione da un’impronta profonda al mood easy listening dell’album: è l’apice della perfezione raggiunta dai BLS, nitida e cristallina, con suoni pieni e caldi che vanno a favorire la batteria, la voce e le orchestrazioni. Con una mossa poi che farà urlare allo scandalo molti fans, le chitarre sono quasi in secondo piano: riff  e assoli sono meno aggressivi, ci sono meno chitarre urlanti ed effetti stoner, c’è più pianoforte con la produzione poi che toglie gran parte del suono ruvido e di carta vetrata irrinunciabile fino a qualche tempo fa. Quasi come se Zakk volesse mantenere un profilo un po’ più basso col suo strumento. Il guaio dell’album è non avere dei veri e propri pezzi capaci di imporsi come classici tra il repertorio della band; il lavoro comunque rimane un bel viaggio grazie alla breve durata delle canzoni e con l’alternarsi tra pezzi tirati e ballad a mantenere alta l’attenzione. E’ un ottimo concentrato per tre quarti d’ora di divertimento e un buon modo per conoscere in un colpo solo la band sia dal lato heavy che da quello melodico, anche se i pezzi migliori delle due categorie si trovano su altri album.

M.B.

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