Intro #4 – Dark Wood Of Error – Convincted In Life – City Of Dis – False – Fighting On – Intro #2 – Ostia – Burried Words – Nuclear Seven – Repeating The Horror – Intro #1 – Crown And Miter – Intro #3 – Still Flame
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Non è brutto. E’ un disco che ha un senso, che presenta momenti interessanti e che segna in qualche modo il ritorno dei Sepultura a produrre qualcosa di interessante. Non sarà mai più come nei primi nineties quando i fratelli Cavalera regnavano, per lo meno però a questo giro si ha la sensazione che la band abbia immesso sul mercato un disco completo, lontano anni luce dalle ultime raccapriccianti release. Un concept sul capolavoro di Dante Alighieri è sicuramente un’opera dalla difficile realizzazione, figuriamoci per i Seps, dati a ragione per morti da molti anni.
La rabbia che si respira nella zona dedicata all’inferno, i riffs, il drumming di Igor, le sperimentazioni orchestrali presenti non solo nelle differenti intro ma anche in “Ostia” e in “Still Flame”, la prestazione di Green e in generale l’atmosfera che permea questo “Dante XXI”, risultano elementi che non caratterizzano un capolavoro ma nemmeno un, ennesimo, buco nell’acqua. Siamo di fronte al miglior disco della band brasiliana dai tempi di “Chaos AD”, non che fosse difficile fare meglio di “Roorback”, però questo è il classico colpo di coda da un gruppo che viveva nella mente dei fans soltanto per l’attesa reunion con Max Cavalera (le scommesse per la data in cui ciò avverrà restano comunque aperte).