Blind – Hollow Life – Freak On A Leash (Featuring Amy Lee) – Falling Away From Me – Creep – Love Song – Got The Life – Twisted Transistor – Coming Undone – Make Me Bad/In Between Days (Featuring Robert Smith) – Throw Me Away
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C’era una volta un disco di un gruppo esordiente, un gruppo di persone nervose, malate, creative, aggressive, frustrate, autodistruttive, ben rappresentate da un cantante incredibilmente espressivo, istintivo e diretto. Quel disco iniziava con un brano che cambiava in maniera definitiva le carte in tavola nella musica violenta, e che gettava le basi per traghettarla nel mainstream.
12 anni dopo c’è un disco di un gruppo arrivato, che ha perso per strada qualche amico, con un cantante grasso dotato di una vocina stridula e nasale. Questo disco si apre con un brano che ha lo stesso titolo e lo stesso testo del brano che apriva il disco di cui sopra, ma stravolto, disinnescato e reso inutile da percussioni, chitarre flamenco e vocina nasale.
In questa mesta parabola sta la carriera dei Korn ad oggi, con l’uscita di questo unplugged.
L’inizio è davvero imperdonabile – ammetto la scarsa obiettività, ma per me questa versione di ‘Blind’ è come tornare nella cameretta dell’infanzia e ritrovarla convertita in scannatoio – il seguito del disco leggermente migliore, ma generalmente piuttosto malinconico. E la malinconia viene dal constatare lo stato di salute della creatura Korn, non da particolari atmosfere dark create in questo acustico.
Chiaramente a livello esecutivo e di arrangiamenti siamo ad altissimi livelli, i due strumentisti dei Korn qui presenti (manca naturalmente Head, e pure il batterista David Silvera che si è preso una pausa di riflessione dal gruppo per dedicarsi ai suoi ristoranti, tanto per dire) sono sempre degli eccellenti musicisti, per non parlare degli ottimi professionisti di cui si sono circondati. Ma il disco proprio non funziona, e alcuni brani storici sono stati veramente massacrati. Di melodia in fondo ce n’è poca nei pezzi dei Korn, e quindi le versioni acustiche sono piacevoli a livello di basi ma non funzionano come canzoni, non vanno da nessuna parte. Su “Freak On A Leash” ci prova Amy Lee degli Evenescence a mascherare la pochezza di Jonathan Davis, ma due mediocrità non fanno una cosa buona. Anche il senso della cover di “Creep” dei radiohead francamente sfugge, per una versione molto più scialba e meno emozionale dell’originale.
Qualche pezzo funziona meglio degli altri, soprattutto “Got The Life” che con l’apertura di basso acustico e l’insensato intermezzo latino si stacca un po’ dalla massa, e “Throw Me Away” che risulta credibile anche in questa riproposizione.
Il momento migliore del disco è la medley tra “Make Me Away” e “In Between The Days” dei Cure, accompagnati proprio dai Cure sul Palco… il pianoforte e la voce di Robert Smith regalano il momento migliore del disco, creando delle atmosfere belle e avvolgenti.
Sì, decisamente troppo poco per un gruppo al bivio: dopo il peggiore album in studio della carriera e questo goffo acustico il prossimo ottavo album, atteso per luglio, suona un po’ come una ultima spiaggia per dimostrare di avere ancora qualcosa da dire.
S.R.