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Per un anno e mezzo il gruppo offrì la propria musica nelle piccole feste medievali e nelle taverne dei paeselli locali, spesso senza un’amplificazione e suonando anche tre volte al giorno, fino allo sfinimento.
La fortuna ebbe un nome: Niel Mitra, un dj che riuscì a tirare fuori il meglio nel primo disco della band, Zauberspruche, da lì in poi un’escalation fino al live cd odierno, e attraverso oltre quattrocento concerti in giro per l’Europa.
Il Pagan Folk Fest ha permesso ai Faun di esibirsi in Austria, Olanda e Germania, un tour de force cominciato a Vienna e proseguito per Monaco, Lucerna, Leipzig, Hannover, Berlino, Utrecht e conclusosi a Kaiserslautern, spalleggiati dai britannici Sieben e dagli americani In Gowan Ring.
Il Live cd, il primo, è una ghiotta selezione delle otto date appena enunciate, una larga sezione del disco è estratta dal concerto olandese di Utrecht.
Registrazioni curate (ma si poteva fare ancora di più; lo sbalzo tra studio cd e live cd è enorme) e cesellate in studio da Christofer Kaufmann e da Oliver Sa Tyr (intervista). Splendido nella sua essenzialità, e non sono solito commentare l’aspetto grafico, l’artwork di un album venduto in lussuosa confezione digibook con libretto comprensivo di quaranta pagine ricche di notizie e, naturalmente, completo di testi.
Il contenuto di “Faun & The Pagan Folk Festival” spazia attraverso gli ultimi due dischi del gruppo tedesco: Renaissance, delineato da Satyros, Rosmarin, Lyansa, e Totem (nostro Top Album di qualche settimana fa) richiamato da Gaia, Rad e Tinta.
Non mancano le cosiddette “chicche”: due tracce inedite (Sahhara e Aisi Sisikka) e i brani rimanenti in condivisione con membri di Sieben (Love’s Promise) e In Gowan Ring (Dandelion Wine che molti assoceranno ai Blackmore’s Night e The Trip Goes On).
Il medioevo dei Faun è servito su un piatto d’argento, e anche se un live dvd è più adatto ad una proposta così particolare. I sostenitori e i curiosi non faticheranno ad apprezzare le gesta dei sette menestrelli teutonici.
Un disco che non implementa una coesione formale come succede negli studio album dei Faun, ma un’ottima raccolta per chi è appassionato di musica fantasy, medievale, folk e pagana ma non conosce una delle band più in voga degli ultimi anni. Un viaggio atmosferico nelle antiche memorie riportate nei testi: acquistate il disco e decidete se è il caso di collezionarli tutti.
Gaetano Loffredo