Sweet Sacrifice – Call Me When You’re Sober – Weight Of The World – Lithium – Cloud Nine – Snow White Queen – Lacrymosa – Like You – Lose Control – The Only One – Your Star – All That I’m Living For – Good Enough
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Facciamo un gioco molto semplice, poniamo che con il vostro album precedente abbiate venduto qualcosa come quattordici milioni di copie in tutto il mondo, abbiate vinto due Grammy Awards, che due dei singoli siano stati in classifica per mesi e che molte delle date del tour abbiano registrato il tutto esaurito; dall’underground ad un successo planetario in un attimo, trascinati da melodie accattivanti, ritornelli estremamente orecchiabili e quella dose di chitarre massicce che non guastano mai. Alla luce di ciò credo che la scelta più facile nel momento di scrivere brani per un nuovo album (a meno di non essere o completamente folli o sicuri della forza della propria proposta musicale), sia seguire più o meno fedelmente le tracce lasciate dall’altro. Ed è proprio quello che hanno fatto gli Evanescence, sfornando un disco tutto sommato piacevole, ma che non aggiunge molto al precedente “Fallen”, mancante soprattutto dei singoli che l’avevano portato tanto in alto. Qualche autocitazione qua e là, neanche troppo velata, la voce di Amy Lee ben in risalto, una produzione molto energica affidata a Dave Fortman (che ha collaborato tra gli altri con i Mudvayne) concorrono a comporre un quadro che però non convince ancora del tutto.
L.N.