The Heavy Countdown #13: Suicidal Tendencies, Asphyx, The Devil Wears Prada, Fit For A King

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Asphyx – Incoming Death
E’ un anno felice per gli appassionati di death metal classico. Il nuovo album degli Asphyx sarà con ogni probabilità nelle top ten di fine anno degli amanti del genere. Sì certo, probabilmente di molti vecchioni amanti di questo genere. Ma che ancora oggi possono tritare le ossa di un qualsiasi deathcore guy in qualsiasi pogo che si rispetti. Sbruffonate a parte, Van Drunen e compagni hanno fatto centro ancora. Ascolto obbligato. (j.c.)

Auras – Heliospectrum
Il debutto dei canadesi Auras non poteva essere migliore: tecnica, atmosfere, melodie, tutto si miscela alla perfezione in un progressive metalcore da leccarsi i baffi. Il frontman Eric Almeida indaga i clean vocals con efficacia ed entusiasmo (quanto è emozionante “Stars Abound”?) senza dimenticare il suo cantato distintivo fatto di urla graffianti e profonde. In “Dream Elixir” ci sono evidenti rimandi ai primi Periphery, una delle più palesi influenze degli Auras. “Heliospectrum” è davvero un gran disco, fidatevi.

Suicidal Tendencies – World Gone Mad
“World Gone Mad” è esattamente quello che ci si può aspettare dai Suicidal Tendencies: una corsa folle e sfrenata a colpi di hardcore e thrash. Dave Lombardo alle pelli si sente eccome, pestando come un disperato. Se da un lato i due pezzi conclusivi (“Still Dying To Live” e “This World”) possono infastidire i fan di sempre per la brusca inchiodata nel ritmo, dall’altro sembrerebbe un’apertura verso nuovi lidi. Chissà.

https://www.youtube.com/watch?v=Jk_GIh-hi8k

Famous Last Words – The Incubus
Come da tradizione, i Famous Last Words danno alle stampe un concept album. Questa volta, “The Incubus” indaga tematiche davvero pese (abusi e femminicidio) con un impegno nel songwriting del tutto inedito. Ma il bello è che nonostante gli argomenti tetri, l’energia post hardcore e il sing-along spensierato tipico del post punk rimangono, in un mix piuttosto straniante e per questo efficace. Poi in “Your Escape” c’è un featuring di Spencer Sotelo. E ho detto tutto.

Allegaeon – Proponent for Sentience
A dispetto di un nome non esattamente entusiasmante, il quarto disco da studio degli americani è davvero interessante per chi cerca continuamente nuovi stimoli nel metal “non troppo estremo ma” moderno. Proponent For Sentience farà volare i malati di tecnica fine a sè stessa che suonano su chitarre a N corde. Parimenti chi vuole la giusta dose di melodia all’interno di un impianto prog/death (svedese e non americano si intende) abbastanza canonico, saprà soddisfarsi a più riprese all’interno delle tracce del platter. (j.c.)

Fit For A King – Deathgrip
Ci vanno giù pesante i texani FFAK, tanto che a un certo punto mi sono detta: “wow, sembrano gli August Burns Red”. Per poi scoprire che, effettivamente in “Dead Memory” compare il vocalist Jake Luhrs. Ma featuring a parte, “Deathgrip” rispecchia alla perfezione lo stato attuale del metalcore, in un trionfo di breakdown, vocals gutturali, cantato clean e spruzzatine di elettronica. “Shadows and Echoes” è uno degli esempi più calzanti della proposta dei Fit For A King, dategli un ascolto perché merita tutta la vostra attenzione.

The Devil Wears Prada – Transit Blues
Al sesto full length, possiamo dire senza remore che i The Devil Wears Prada siano dei veri e propri veterani del metalcore. Ma non si accontentano di dormire sugli allori, no. Con “Transit Blues” i Nostri indagano sfumature diverse, chiamando in causa il pop (“Worldwide”) e le suggestioni elettroniche (“Submersion”). Non per questo però troncano del tutto i ponti con il passato. C’è sempre un filo sottilissimo che tiene unita tutta la discografia dei TDWP, e in questo caso è “Home For Grave Pt. II”, sequel del pezzo presente nel penultimo album, “8:18”.

Dayshell – Nexus
Come potrebbe mai suonare un misto tra Periphery e Incubus? Semplice, come i Dayshell. Nati da una costola degli Of Mice & Men (il vocalist e chitarrista Shayley Bourget), la band californiana arriva al secondo lavoro, “Nexus”, in splendida forma. Tra melodie catchy (“Low Light”) e botte di vita djent/progressive (“Master of Making”), i quarantacinque minuti del disco filano lisci come l’olio, mettendo in luce anche le ottime capacità compositive del buon Bourget.

Aeons Of Corruption – Unholy EP
Il revival deathcore degli ultimi tempi fa spuntare band nuove (e meno nuove) come funghi. Tipo i tedeschi Aeons of Corruption, che picchiano duro fin dall’intro del loro primo EP, “Unholy”, con assoli pesi, blast beat a profusione e breakdown a volte un pelo forzati. In un panorama così saturo, sarà molto difficile imporsi, ma gli AOC promettono molto bene sulla carta. E poi hanno una venatura dark e cupa, che come sempre ci piace molto.

Forever In Combat – Divide to Unite
Se vi piacciono le minestre riscaldate, non possono non piacervi i Forever in Combat. Sintetizzatori, intermezzi atmosferici, chitarrone e basi pompatissimi, ballad (“Waves”) perché sì, ci stanno dato che le fanno tutti. Aggiungiamo pure una comparsata di Denis Stoff degli Asking Alexandria in “LucidDreams” per cercare di rimpolpare la carne al fuoco. Ma il risultato finale è tanto fumo e niente arrosto.

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