Never For the Damned – Ash & Debris – The Enemy – Praise Lamented Shade – In Requiem – Unreachable – Prelude to Descent – Fallen Children – Beneath Black Skies – Sedative God – Your Own Reality
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Questo 2007 mi garba parecchio. Benché qualche delusione per ora abbia dovuto smaltirla (Megadeth anyone?, ndr), sono usciti dischi che si posizionano già ora in graduatoria per diventare i migliori dell’anno. E’ il caso del nuovo dei Paradise Lost, finalmente tornati a picchiare come hanno sempre saputo fare. Un ritorno alle origini? Non del tutto, la presenza degli elementi che hanno caratterizzato la svolta da “One Second” in poi ci sono, ma in misura minore e quindi maledettamente ben integrati in un disco di gran classe.
Crediamo di non spararla grossa nel dire che molti fans riconosceranno in questo album il successore di “Draconian Times”: Holmes interpreta alla grande i nuovi pezzi, arricchiti da ottimi solos di Mackintosh e sorretti da una sezione ritmica in forma, che spesso si lascia andare a fraseggi doom che già si affacciavano nella precedente self titled release. La produzione mette in evidenza la bontà delle nuove composizioni, chiarendo che lo pseudo gothic metal di oggi infarcito di fighe (o presunte tali a volte sovrappeso) alla voce ha ben poco a che vedere sia con l’heavy sia con chi un certo tipo di musica ha contribuito a diffonderla sin dagli albori dei 90ies.
Difficile individuare brani migliori di altri, i 45 minuti di durata passano in scioltezza, coinvolgendo dall’inizio alla fine grazie anche a una buona varietà di ritmi e strutture dei pezzi. Discone.