Lara Iacovini, il nuovo disco è ‘S Wonderful

lara iacovini

E’ stato pubblicato “’S Wonderful”, nuovo lavoro per Lara Iacovini e la sua band. Abbiamo scambiato qualche battuta con la cantante in merito all’album e alla sua carriera artistica.
Quali sono le principali differenze tra ‘S Wonderful ed Everybody’s Song?
Everybody, Song è del 2007 ed è stata la mia prima pubblicazione. Il progetto nasceva dal desiderio di tracciare il mio percorso artistico fino ad allora attraverso brani e artisti – compositori che in un modo o nell’altro mi avevano segnato. Perciò potevo spaziare da Cole Porter, a Kenny Wheeler , a Clifford Brown. Poi, maturando, ho pensato che fosse  giunto il momento di dedicarsi ad un progetto più specifico e, parlando con Riccardo Fioravanti, abbiamo pensato a Chet Baker, ad una rilettura di alcuni tra gli standard da lui più interpretati, ma filtrati attraverso la nostra sensibilità . Così è nato In the mood of Chet, con la preziosa collaborazione di Mario Rusca e di Giovanni Falzone. E’ stato continuando su questo percorso che è nato ‘S Wonderful: Riccardo (Fioravanti) ci pensava da tempo e, visto che sul progetto su Chet ha funzionato, abbiamo deciso di proseguire il sodalizio.

Da dove nasce l’idea di riarrangiare brani tanto famosi in una chiave inedita?
L’idea nasce da una forte passione per due grandi artisti del ‘900: George Gershwin e Stevie Wonder; nasce dal desiderio di immaginare un incontro tra loro, durante il quale essi  si scambiano stile, idee, modi di interpretare, mantenendo però quella linea comune, che per noi è stata il trait-d’union del progetto: il gusto jazzistico.

Quant’è durato il processo compositivo e di registrazione del disco?
La registrazione è durata fra tutto, compreso il mixaggio, un mese . La gestazione è stata, invece, più lunga anche perché la scelta di  quanti e quali brani rappresentativi dei due artisti scegliere non è stata immediata. Entrambi hanno una vasta produzione e il rischio era di perdersi. Poi però seguendo il feeling e aiutati dalla razionalità, le idee hanno iniziato a delinearsi sempre più chiaramente verso alcuni brani. Per Riccardo ( Fioravanti), direttore artistico del progetto, un punto doveva restare fermo: lo scambio degli stili tra i due artisti. Molte idee, al riguardo, sono nate proprio in studio anche con l’aiuto di Francesco ( D’Auria) che, in quanto a ritmo, ha mille risorse. Dalla sua borsa usciva ogni sorta di strumento percussivo: sembrava Mary Poppins!

lara iacovini band disco

Quali sono stati gli artisti che maggiormente hanno influenzato la tua scelta di intraprendere la carriera musicale?
La sensibilità verso il jazz l’ho sempre avuta anche perché lo ascoltavo da bambina. Mio padre è un appassionato di jazz e ce lo faceva ascoltare. Solo Più tardi, però, è venuta la decisione di cantarlo. Il percosrso musicale che ho seguito è stato classico :  pianoforte e canto lirico; poi ho iniziato con la musica leggera, ma sempre con una predilezione verso gli standard. Fino a quando, raggiunta l’età matura (ma sappiamo qual è?), ho deciso che potevo permettermi di cantare solo ciò che era nelle mie corde. Non so se mi spiego. Per quanto riguarda le mie influenze artistiche, non posso parlare di tutti,ma  senz’altro all’inizio c’è stata Ella Fitzgerald: il suo swing, la sua voglia di vivere, la sua energia, mi hanno conquistata subito. E’ stato un amore a “primo ascolto”. Poi sono venute : Carmen McRae, Betty Carter, Satchmo, Chet Baker, e infine, Shirley Horn, Norma Winstone (per parlare di jazz nordico), ma l’elenco è ancora lungo…

Come riesci a coniugare i tanti impegni e soprattutto la realizzazione di un disco con le date con le altre formazioni Jazz, l’insegnamento e il tuo esercizio privato?
Non è facile, ma neppure impossibile. Se pensi che prima facevo la prof di Lettere alle scuole superiori…allora sì che le corse non finivano mai! Oggi è diverso: registrare un disco comporta intensi periodi lavorativi: poi però rientri nella relativa quotidianità  e con un buono spirito organizzativo, riesci a far quadrare il cerchio della giornata. Diciamo, quindi, che a volte temi di non riuscire a fare tutto.

Qual è la tua posizione nel dibattito “internet vs music biz” oramai decennale? Pensi davvero che il web abbia ucciso la musica o al contrario che possa essere uno strumento da utilizzare per cambiare la fruizione della stessa?
Che ci piaccia o no, con il web dobbiamo rapportarci. Oggi è impensabile produrre musica con una distribuzione prettamente “materiale”. Prima ancora dei grandi stores o dei negozi, il disco può essere scaricato (talvolta gratuitamente) dai  siti internet, o perfino acquistato dalle mani di venditori ambulanti abusivi. Non credo sia opportuno assumere un atteggiamento anacronistico nei confronti di questa realtà. Il web può essere un ottimo mezzo di diffusione della musica: ha il vantaggio di arrivare ovunque e velocemente. Certo serve una regolamentazione più controllata, per lo meno da noi. E’ anche vero che un disco è come un buon libro: il piacere di poterlo avere tra le mani è insostituibile.

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