Quando i Dark Tranquillity scendono in Italia è sempre festa grande: tante date, tanto seguito, tanto divertimento. Dopo aver seguito la data milanese, resa speciale dalla registrazione del loro prossimo dvd, Outune segue l’ultima delle quattro date italiane, in quella Roncade che è ormai meta fissa di ogni tour invernale della band scandinava (quinta volta dal 2004 ad oggi).
Primi sul palco i tedeschi Fear My Thoughts, quando ancora il grosso del pubblico deve arrivare. Autori di un disco fenomenale come “Isolation”, la band non riesce a riproporre al 100% dal vivo quanto fatto su disco: musicisti troppo fermi nelle loro posizioni (cosa forse “costretta” dai piccoli spazi a disposizione), ma soprattutto il cantante Martin Fischer, la spinta che sembrava dare nuova linfa alla band, è caduto nella trappola di emulare il suo illustre predecessore, Mathias Benedikt von Ockl, con il risultato che molte linee vocali dell’ultimo disco vengono “rivisitate” con parti in screaming un po’ banalotte. Tanti i brani proposti dall’ultimo disco, con i brani più “vecchio stampo” che non reggono il confronto con la resa live dei pezzi nuovi. Da rivedere, magari headliner.
Dopo il forfait del 2006, tour con i Lacuna Coil, i Poisonblack salgono finalmente sul palco del New Age Club, attesi soprattutto per il passato illustre del frontman Ville Laihiala, leader dei mai troppo elogiati Sentenced. Band che, comunque richiamando moltissimo all’act che rese famoso il gigante finlandese, vive di luce propria, non essendo più un side project, e con un sound che ricorda, a tratti, gli Him. Con tre album a disposizione, la scaletta è varia, con tanto spazio all’ultimo “A dead heavy day”, uscito lo scorso settembre per Century Media. Anche per loro poco tempo (una quarantina di minuti), ma tanta energia e rock and roll, per una band in formissima: come per i Fear My Thoughts, un tour da headliner ci sta tutto.
Chi segue i Dark Tranquillity da anni, conosce bene come si comportino dal vivo: dai tempi di Damage Done, lo show proposto dalla band è, bene o male, lo stesso. In due parole, il principio del “visti una volta, visti tutte”. È anche da dire che, però, di fronte a così tanta professionalità è impossibile restare indifferenti, e ogni show della band svedese è sempre un piccolo evento. La scaletta non subisce alcuna variazione rispetto a quella milanese (peccato per i tanti brani dagli ultimi tre dischi), come l’attrezzatura e l’impianto luci della band, ridimensionato per le piccole dimensioni del palco. Quello che cambia è l’attitudine del pubblico: non essendoci stata la sicurezza di fronte al palco, non era raro veder gente salire sul palco e fare anche solo una pacca sulla spalla ai componenti della band e, soprattutto, lo stage diving era all’ordine del giorno nei brani più tirati. Anche lo stesso Mikael Stanne, a metà concerto, ammette di aver visto raramente un pubblico così carico e in forma, promettendo di tornare da queste parti nel tour di supporto al prossimo disco (le registrazioni, pare, inizieranno ad inizio 2009). Niente da dire sulla band, come sempre sinonimo di professionalità ad altissimo livello. Anche Daniel Antonsson, rimpiazzo temporaneo per questo tour, si è dimostrato valido.
La data di Roncade mette la parola fine a questo minitour della band svedese in Italia: tanta gente è accorsa nel club trevigiano, a dimostrazione che l’attaccamento dell’Italia a questo gruppo è secondo solo a quello dei nomi più blasonati del metal.
Nicola Lucchetta