Vedere assieme i Linea 77 e i Deftones è stato un po’ come vedere riuniti un padre e un figlio che non si vedevano da anni, ma che non hanno mai smesso rimanere in contatto. Innegabile, infatti, l’influenza che il gruppo di Sacramento ha avuto sui torinesi, e vederli sullo stesso palco è stato come tornare indietro di qualche anno, quando il nu metal era il trend del momento e in Italia i Linea muovevano i primi passi e si facevano conoscere al grande pubblico.
Facile immaginare l’emozione di aprire l’unica data italiana di supporto all’ultimo e interessantissimo “Diamond Eyes”, ed è stato forse lo stimolo per un concerto se possibile ancora più adrenalinico del solito. Nella cinquantina di minuti a loro disposizione si pesca un po’ attraverso l’ormai ricca discografia, tra “The Sharp Sound Of Blade” e “Il mostro”, passando per “A noi” dall’ultimo lavoro fino ai brani ormai classici come “Ketchup Suicide”, “Moka” o l’acclamatissima “Touch”, si cerca di premere il più possibile sull’acceleratore per scaldare a dovere il pubblico in previsione del vero evento della serata.
L’attesa non dura molto, e sotto un cielo che ha fatto temere una nuova, ormai quotidiana, tempesta tropicale, fa la comparsa sul palco il gruppo di Chino Moreno, orfano purtroppo del bassista Chi Cheng, ancora gravemente malato dopo l’incidente stradale che l’ha coinvolto un paio di anni fa. L’attacco è devastante, i riff di Stephen Carpenter sulla title track “Diamond Eyes” riempiono l’arena, con una presenza tale da risvegliare anche i più distratti e ricordare a tutti cosa sia un suono “granitico”. L’altra cosa che lascia attoniti è la smagliante forma fisica di Chino, lo ricordavamo di ben altro spessore, adesso è un fuscello impazzito sul palco che corre, balla, salta, incita i presenti appena ne ha occasione. Musicalmente il gruppo si è presentato compatto, trascinato dal batterista Abe Cunningham, preciso, carico di groove, non sbaglia un colpo, risulterà forse il migliore della serata. Chino da par suo fornisce una buonissima prestazione, riuscendo a gestire bene i cambi di registro ed è un piacere sentirlo così ispirato nella solita orgia di delay e riverberi.
La scaletta è incentrata particolarmente sull’ultimo lavoro che in sede live acquista ancora più carica, oltre alla già citata title track non si può non ricordare “Rocket Skates” o “CMND/CTRL” per il forte impatto sul pubblico, tuttavia grande spazio viene dedicato anche a “White Pony” e sono molti gli estratti da quello che è considerato uno dei loro lavori migliori. I classici quindi non sono mancati e hanno fatto scatenare i presenti su “My Own Summer”, o sulla sempre splendida “Change”, fino alle conclusive “Root” e “7 Words” direttamente da “Adrenaline”, con cui hanno augurato a tutti la buonanotte.
Setlist:
Diamond Eyes – Rocket Skates – Feiticeira – Knife Party – Elite – You’ve Seen The Butcher – Sextape – Birthmark – When Girls Telephone Boys – Minerva – Prince – CMND/CTRL – Beauty School – Be Quiet And Drive (Far Away) – Around The Fur – Lotion – My Own Summer (Shove It) – Passenger – Change (In The House Of Flies) – Root – 7 Words
Livio Novara