I-Days Milano 2017, le foto e i top e flop della quarta giornata

Gli I-Days 2017 sono ufficialmente giunti al termine. A conclusione della quarta giornata di grandi concerti al Parco di Monza, ci apprestiamo a salutare la manifestazione promossa da Indipendente Concerti in attesa dell’edizione 2018. Ieri sera il palco degli I-Days ha ospitato ancora una volta grandi nomi: Alma, Bastille, Martin Garrix e Justin Bieber.

Com’è andata?

Top e Flop. Di Michelangelo Paolino.

TOP

Bastille ustionati
Vi assicuriamo che suonare di pomeriggio per un’ora e mezza sotto il sole di metà giugno non è per niente facile. Devono averlo scoperto anche i Bastille, band inglese capitanata da Dan Smith, che oggi si è esibita davanti a 40.000 persone nell’ultima giornata di I-Days. Il concerto dei Bastille è stato piacevole ed eseguito con una precisione invidiabile, nonostante il viso paonazzo del cantante. Canzoni come “Pompeii” e “Of the Night” (rivisitazione di Rhythm Is A Dancer del 1992) hanno scaldato tutto il pubblico e spianato la strada alle seguenti esibizioni in scaletta.

Potenza di fuoco
Come molti di voi sapranno, l’headliner del quarto giorno di I-Days è stato Justin Bieber. L’attesissimo show della superstar canadese è iniziato leggermente in anticipo, mandando in visibilio le 40.000 persone accorse nella cornice brianzola principalmente per la sua presenza. Lo spettacolo messo in piedi è mozzafiato: corpo di ballo di oltre dieci unità, lunga passerella tra la folla, led enormi e altri effetti speciali, tra cui fuochi d’artificio. Nelle parti più energiche delle sue hit, giochi pirotecnici hanno colorato il cielo, dando il meglio di sé al calare del sole. Justin Bieber ha cantato, ballato e ragionato a voce alta con le sue giovani fan, che invece approfittavano dei momenti di pausa tra un pezzo e l’altro per cantargli “sei bellissimo”. “Non so cosa stiate dicendo, ma mi piace” la risposta del cantante. Nonostante qualche piccolo difetto di atteggiamento (che verrà approfondito più in basso), la performance di Justin Bieber non ha deluso le aspettative.

I genitori
Più numerosi dei tanti under 18 presenti all’evento, i veri protagonisti di quest’ultima giornata di I-Days sono stati i genitori. Folle oceaniche di mamme e papà hanno popolato l’area concerti del Parco di Monza coi loro look improbabili e tanta, tanta ansia. Diverse le correnti di pensiero: c’è il genitore che guai a perdere il contatto visivo col figlio, c’è quello che entra subito in modalità Woodstock in memoria della gioventù andata e quell’altro che perde ogni dignità all’inizio del live. I papà trovano la soluzione per far trascorrere il più in fretta possibile la serata al bancone dell’area bar. Le mamme, invece, come sempre finiscono per appassionarsi più delle loro stesse figlie ai concerti dove “si trascinano”. Dopo esser stato strattonato da numerose donne adulte in corsa verso le prime file posso anche morire sereno.

FLOP

Fedez prezzemolino
Dopo la passerella di giovedì con Ferragni, Rovazzi e scorta al seguito (per il concerto dei Blink 182), anche ieri Fedez è comparso al Parco di Monza per il suo “amico” Martin Garrix. Stavolta ha avuto un ruolo attivo nello show, introducendo al numeroso pubblico la performance del giovanissimo dj/producer olandese. Neanche il tempo di salire sul palco degli I-Days che il rapper è dovuto scapare a Milano per esibirsi al Radio Italia Live in Piazza del Duomo. Sembra proprio che Fedez sia uno a cui piace esserci sempre e farlo sapere a tutti.

No ai dj set in diurna
Martin Garrix è certamente un producer talentuosissimo, ma un’ora e mezza di dj set alle sette di sera, col cielo ancora soleggiato, un caldo infernale e soprattutto nessuna fonte d’acqua fresca nei paraggi, non è facilmente digeribile. Le canzoni di Garrix poi non aiutano particolarmente, date le strutture dei pezzi molto simili tra di loro.

La svogliatezza di Bieber
Come già detto prima, sebbene l’esibizione di Justin Bieber sia stata promossa a pieni voti, in alcuni casi l’artista è apparso debole in quanto a empatia col pubblico e intensità d’esecuzione. Inoltre, la maggior parte delle canzoni proposte sono state eseguite con una traccia vocale in sottofondo (quello che in gergo si definisce half-playback) di cui spesso Bieber non si è neanche preoccupato di mimarne il labiale. Impegnato a ballare (molto bene) le coreografie assieme al suo straordinario corpo di ballo, la popstar è salita sul palco con un atteggiamento quasi svogliato, che però è stato compensato dall’imponente scenografia e dall’energia sprigionata dalle sue Beliebers in festa.

Justin Bieber e il messicano di Uber. Di Marco Brambilla

Oh ma quanto me l’hanno menata i miei amici perché ho portato mia moglie a vedere Bieber. Dopo 22 anni di concerti in tutto il mondo, mi sento abbastanza sciolto per fare quel cazzo che mi pare, alla faccia di chi ha visto solo Jovanotti, Liga o Gods of Metal in vita sua. La giornata di Domenica è stata meglio di moooolti altri festival più gettonati e meno bistrattati. Perché vi dirò: alla fine passa meglio vedere 4 esibizioni di un’ora ciascuna + headliner, con pezzi pop da tre minuti e via, orecchiabili, suoni perfetti, fighe clamorose sul palco e fighette mezze nude tutte intorno a te piuttosto che vedere 13 band di metallari del cazzo che non ce la fanno coi suoni a minchia e circondato da ciccioni pelosi sudati.

Detto questo.

Sull’organizzazione del festival in sé, se ne sono sentite di ogni: dal pagamento coi token all’acqua finita il sabato e la birra finita la domenica. Sono eventi enormi e ognuno lo vive in maniera differente. Posso dire di essere stato privilegiato con il biglietto gold taglia code (pagato) ed aver raggiunto comodamente il concerto in bicicletta, quindi per me oro colato, ma vorrei comunque lodare il servizio di sicurezza sottopalco. Parliamoci chiaro: è un pit, per cui è stato pagato un sovrapprezzo, ma con ampie possibilità di movimento, respiro ed aree dedicate per mangiare. Nessuno ti obbliga, cara teenager urlante, a farti una tirata sotto il sole di nove ore per vedere Bieber. Eppure quelli della sicurezza sono stati sempre presenti a monitorare costantemente la zona pit, a raccogliere le infartate (e ci mancherebbe) e a passare continuamente bottigliette d’acqua, nei limiti del possibile. Avessero innaffiato con un getto un attimo più potente della versione base della canna Leroy Merlin sarebbe stato meglio, ok, ma non sta scritto da nessuna parte che l’organizzazione debba regalare bottiglie perché tu teenager non vuoi perdere il posto.

Sul concerto in sé.

Hanno aperto quelli del Mamacita di Radio105, e non avrebbero potuto avere idea migliore. Come tieni 40k ragazzini sotto il sole delle 3? Con una band esordiente sconosciuta? No, sono arrivati i DJ e l’MC e hanno messo qualche classico del rap americano commerciale e reggaeton per far ballare tutti. Una sveglia adeguata. Anche grazie alla strappona stratosferica che ballava: nera, bionda, addominali scolpiti e culo di marmo.

Poi è arrivata tale Alma o che, la band di esordienti, con una Adele giovanissima ma più tamarrockdance che non avrà cambiato la vita ma almeno aveva un’ottima voce e si sono divertiti alla grande.

I Bastille erano la band ‘seria’ della giornata. Fanno il proprio dovere, un paio di hit in radio ce le hanno, hanno un palco come si deve e il fatto che ormai la musica pop contemporanea sia incentrata sui tastieroni e suoni campionati aiuta i suoni. E’ quel tipo di band come One Republic: sì, suonano, sono una band a tutti gli effetti ma le chitarre stanno in secondo piano e gli effettoni la fanno da padrone. Hanno provato a fare una cover medley di Rhythm is a Dancer+The Rhythm of the Night che non ha avuto il successo sperato ma a posto così.

Martin Garrix non credevo fosse così atteso dai ragazzini (è un ragazzino pure lui, manco questo sapevo). Ha fatto il DJ set con fiammatone e cose così, tutto grandi sorrisi e giramento di manopole. EDM pura, non elettronica, quindi una serie di hit pop ballabili ma, non me vogliano i DJ, il ragazzetto più che salutare al microfono e abbassare il volume per far sentire la voce del pubblico non fa. Ha la sua playlist sotto e via, non venitemi a dire che sta mixando qualcosa, dai, a parte buttare un drop. Comunque vince facile riempiendo l’ora con i suoi pezzi più noti e aggiungendo qualche tributo a gente come Daft Punk e Calvin Harris. La giornata si infiamma definitivamente con lui.

Justin Bieber oh Justin.
Partiamo con una piccola parentesi: ha iniziato il concerto alle 20.40 invece delle 21.20. Ora, per chi è lì da tutto il giorno è anche una benedizione…ma la trovo una cosa inaccettabile. La gente ha pagato, è stato indicato un orario, capisco un ritardo ma un anticipo è inaccettabile. Magari la gente si sta gestendo il mangiare, il pisciare, e si fotte l’headliner. E lo dico perché è un andazzo che sta prendendo piede troppo spesso. Capisco che l’organizzazione possa esserne solo contenta perché si sbaracca tutto prima (e di sicuro anche l’artista) però così non va bene.

Sapete che a me piacciono le americanate e un grande spettacolo ripaga il biglietto (anche perché il signorino è la star di punta del pop mondiale)…per me è una gran vittoria che si sia esibito senza patemi da rockstar ma…no, col cazzo che questo è il nuovo Michael Jackson.
Justin si presenta come uno di noi, coi brufoli e vestito in maniera ORRENDA da calciatore, con pantaloncini gialli e una longsleeve blu con una gigante ‘S’ gialla che urlava Subaru Impreza. Allora le cose positive sono l’ottima band che si porta dietro (il batterista menava pure troppo) e la dozzina di ballerini. Poi fuochi d’artificio (ma quelli veri eh, Monza Style) e un buon palco ma che, signora mia, gente come i Kiss, Muse e i Rammstein (parlando di puro spettacolo) li vede col binocolo. Ha suonato tutte le sue hit in un’ora e mezza di concerto solido, senza sbavature e con solo un paio di riempitivi comunque adeguati.

Ora, il problema è proprio Bieber. Perché avrà 23 anni…ma ne dimostra 13. Purtroppo immagino che il poveretto (non scherzo) avesse ben altro entusiasmo e carica al momento degli esordi, e la macchina del music business l’abbia reso quello che è. Justin usa il microfono ad archetto per essere libero nei movimenti (poi ci ritorno) ma canta con sempre una caterva di basi ed effetti sotto che gli permettono di sciallarsi senza impegno l’esibizione. Non è 100% playback ma, per dire, il suo amico DJ Martin era molto più sudato solo girando una manopola. E non parliamo del fatto che balli: i suoi ballerini si sbattono, lui cerca di seguire la coreografia ma a confronto sembra me che gioco a Just Dance sull’Xbox.

Insomma appare pigro e svogliato…non a livello del fastidio, ma giusto il minimo sindacale, che però è abbastanza per le sue fans urlanti, quindi chi cazzo glielo fa fare di sbattersi di più?

Dicevo, sembra un 13enne perché si presenta senza neanche coprirsi i brufoli, vestito come quando genitori sono in vacanza e mamma non ha lasciato pronti gli abiti, pigro, svogliato, con un’aria da bimbo annoiato che invece che prendere la platea per mano trotterella in giro col pilota automatico e le movenze di un robottino a cui si stanno scaricando le pile. Ripete a macchinetta le solite robe che dice tutte le sere al pubblico, dedicando agli italiani solo un ‘Pizza, pasta, fettuccine’. Uao. E poi è sempre lì che si sistema il pacco, che cazzo posso capirlo dall’uber messicano che era venuto a prenderci all’aeroporto di Cancun, ma non da lui.