Loredana Berté il 29 maggio in apertura dell’edizione 2014 del Carroponte? Bomba, ci si va in massa!
Perché è l’inaugurazione della rassegna musicale che per noi milanesi è sinonimo di estate… e di zanzare (un particolare di cui ci si ricorda sempre troppo tardi, ma che per l’occasione per fortuna non erano ancora in loco a banchettare sui sudaticci festivalieri). Perché è la data di chiusura del “Bandaberté 1974-2014 Tour” (l’inizio del Summer Tour è fissato per il 19 luglio) e chissà quando ci ricapita a suonare da queste parti la Loredanona nazionale! Che poi, come si evince facilmente dal nome del tour, non è mica pizza e fichi, bensì icona rock, artista completa (ballerina, attrice, cantante) dall’inconfondibile grinta e irriverenza. Una che ha attraversato da protagonista quarant’anni di musica italiana regalandoci una messe di collaborazioni illustri e pezzi indimenticabili: dall’esordio nel ’74 con Streaking (termine che, non a caso, indica la pratica dell’irrompere nudi in pubblico, per lo più per protesta e nel contesto di grandi manifestazioni pubbliche), un album dai contenuti e dall’artwork insostenibilmente provocatori per l’Italietta miope e bigotta dell’epoca, difatti ritirato dal mercato e ripubblicato in seguito con una copertina differente; fino al singolo del 2012 Ma quale Musica Leggera (infatti, mica facile girare “nudi” in pubblico!), scritto per lei da Edoardo Bennato. Certo, non sono mancati momenti difficili e qualche low, ma a chi non è capitato, in quarant’anni di carriera poi! Ma soprattutto perché questa del “Bandaberté 1974-2014 Tour”, si vocifera fra i convenuti, è una nuova Loredana: “si pettina e arriva in orario”.
E infatti, alle 21 e 30 in punto, inizia lo show. Si parte con un appetizer: la tripletta di video diretti da Asia Argento, nell’ambito del progetto Loredasia, sui brani Io Ballo Sola, Notti Senza Luna e Merceds Benz, compresi nel mini cd del 2002 Dimmi Che Mi Ami. E poi eccola, la Loredana: minigonna e giacca di jeans e quella sua attitudine da dito medio alzato che, volente o nolente, ce l’ha fatta amare per quasi mezzo secolo; eccola sul palco con Re e alle spalle il video della tanto discussa esibizione con le panze a Sanremo ’86 (a proposito di dita medie alzate), che le costò più di qualche storcimento di naso da parte dei benpensanti (la CBS con cui era sotto contratto la scaricò senza troppi indugi). Ma quante ne ha passate? E quante ne ha fatte! Con Movie, a seguire, le proiezioni video continuano, questa volta per la regia di – rullo di tamburi – Andy Warhol, per la prima ed unica volta alle prese con un video musicale. Il pubblico è caldo e con Il Mare d’Inverno (uno dei più bei pezzi scritti da Enrico Ruggeri) arriva la poesia, quella con la P maiuscola, che scorre facendo capolino qua e là lungo tutto il repertorio della Berté, che nonostante la partecipazione del pubblico (i cori si sprecano sul refrain) non si abbandona al mood nostalgico della situazione, facendo seguire a ruota Strade di Fuoco, dal suo più recente album d’inediti Babyberté (2005).
La Bandaberté, quella nuova, presentata poco più di un anno fa con il live di Rapallo e composta da Alberto Linari (tastiere), Andrea Morelli e Alessandro De Crescenzo (chitarre), Pier Mingotti (basso), Ivano Zanotti “The Big Drummer” (batteria) e dalla storica vocalist e amica Aida Cooper, suona alla grande passando senza colpo ferire dallo smooth soul di Re, al reggae di I Ragazzi di Qui, al rock di Una Sera Che Piove (pezzo premonitore) e della personalissima cover di Ragazzo Mio di Luigi Tenco. Loredana dal canto suo introduce quasi tutti i pezzi, ma su uno si sofferma in particolare, «l’ho scritto – dice – perché ero molto arrabbiata con chi crede nella iattura, sapete no, le sciure della Milano bene, quelle che si trovano dal parrucchiere a parlare delle sfortune dell’anno che verrà» e attacca Mufida, «che in arabo significa sorella». Intanto più di un lampo attraversa il cielo, che inizia a scaricare qualche goccia di pioggia. Loredana canta Luna e siamo a Sanremo ’97, dito medio alzato per quel “vaffanculo luna” strappa budella, che davanti all’impellicciato pubblico dell’Ariston si dovette contenere, sfumando in un inerme “occhiali neri luna”, ma qui al Carroponte è un’altra storia e allora V-A-F-F-A-N-C-U-L-O L-U-N-A!
Tuona, la pioggia s’infittisce, diluvia e poi boh, non si capisce più niente, si aprono gli ombrelli, c’è chi scappa, chi cerca rifugio sotto i tendoni dei bar, chi si spinge dietro il bancone invadendo, molto civilmente, lo spazio riservato allo staff. Loredana continua per un paio di pezzi prima di interrompere il live, “motivi di sicurezza”: effettivamente la pioggia battente e non di rado spinta di traverso da folate di vento sul mixer, per altro coperto da un gazebo dello spessore di un micron, non pare cosa buona. “Io aspetto” dice, che dolce! Ma poco dopo è costretta a salutare lo zoccolo duro di fan, quelli che li colpisse un fulmine finché la Loredana c’è, loro ci sono e che la omaggiano intonando un “seeeeeeeei belliiiiiiiiissimaaa-aa”.
Dannazione, stava procedendo tutto così bene! Ok, la Bertè non sarà propriamente quella di una volta ma ci piace così e il live fin qui era assolutamente godibile. Quanti pezzi sono rimasti fuori! Probabilmente i più belli, stando alla regola del “save the best for last” e non è per parlare di …, ma, diamine, che sfiga!
Grazie a Cinzia Meroni